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La scuola

 

Da sempre, ci sono posizioni intelligenti che vengono ignorate, e posizioni stupide che vengono alimentate.

La posizione del Prof. Adriano Segatori (che riporto qui sotto) rispetto alla formazione appartiene senza dubbio alla prima categoria, e come impostazione mi pare di poterla inserire nel quadro che qui definiamo illumanista. No so se questo dispiacerà al Professore, ma siccome sono posizioni sempre più frequenti, anche se ancora largamente minoritarie, e spesso liquidate con una semplice alzata di spalle deridente, credo meritino una citazione.

A mio avviso sono invece posizioni che, pur non avendo ancora molta possibilità di affermarsi, danno la misura di quella che qui definisco "necessità di cambiare il modello sociale d i metodi di formazione dei cittadini futuri".

In quest'ottica, quelle speranze dovrebbero essere trasformate in modelli formativi, in moduli più concretamente presentabili e utilizzabili, in modo da poterli portare a proposta di un cambiamento. Purtroppo, proposte intelligenti come questa troppo spesso restano relegate in modelli teorici che nessuno, essendo impopolari, avrà nemmeno la possibilità di rigettare, di negare. Fino a quando restano teoria, a chi non le prenderà in considerazione, non potrà nemmeno essere imputato di averle rigettate concretamente.

Il prof. Segatori dice:

“Ogni alunno, studente o allievo deve poter usufruire delle condizioni più favorevoli per far emergere le proprie risorse interiori, le proprie disposizioni innate. Per ottenere ciò si dovrebbe abolire il metodo dell’insegnamento – etimologicamente da in signum, porre un segno, marchiare il discente in base alle necessità d’inverecondi programmi ministeriali – e favorire, invece, l’educazione – da educĕre, condurre fuori, fare emergere, rivelare, evidenziare le disponibilità peculiari del singolo. (…) il problema di base è che una dittatura democratica (e spesso pure una non democratica, nota mia) non può permettere un simile dispositivo. Essa ha bisogno di omologazione, di allineamento a scartamento ridotto, di riduzione verso il basso, di coartazione delle superiorità, di azzeramento delle diversità. (…) Prezzolini, Soffici, Papini, Montanelli sono andati a scuola di giornalismo? I grandi scrittori, quelli che hanno dedicato la loro creatività ai giornali, avevano acquisito un brevetto? Semplicemente si sentivano portati come molti altri, hanno avuto un mentore che li ha addestrati in diretta con l’accompagnamento e l’esempio, sono stati selezionati sul campo. In poche parole, chi sa scrivere lo dimostrerà e non sarà certo un corso ed un diploma a certificare la sua bravura. (…) Qualunque manifestazione popolare è solo una modalità di liquefazione delle specifiche particolarità. Non ne esce il meglio, ma il peggio di ognuno. (…) Viviamo in un’epoca in cui scarseggiano gli esempi ma c’è una vera e propria inflazione della propaganda. Ad essa l’anima è estranea, ne prova una sincera repulsione.”

(Adriano Segatori, “Dove va l’Anima?”, a cura di Angela Deganis)

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