top of page

W le vittime della Sindrome di Stoccolma

Da Wikipedia: “Con l'espressione “sindrome di Stoccolma” si intende un particolare stato di dipendenza psicologica e/o affettiva che si manifesta in alcuni casi in vittime di episodi di violenza fisica, verbale o psicologica. Il soggetto affetto dalla Sindrome di Stoccolma, durante i maltrattamenti subiti, prova un sentimento positivo nei confronti del proprio aggressore che può spingersi fino all'amore e alla totale sottomissione volontaria, instaurando in questo modo una sorta di alleanza e solidarietà tra vittima e carnefice.”

Di solito si è portati a ritenere che si tratti di uno stato psicologico che si manifesta sempre e solo in sporadici casi e sempre rispetto a singole persone. Purtroppo la realtà è ben diversa, perché questa sindrome colpisce molto di più e in modo molto più tragico le collettività, i contesti sociali anche di milioni di individui.

Questo accade specialmente in ambito politico, ma anche in ambito economico e in quello religioso. Specialmente la politica ha fatto di questa sindrome la propria fortuna. Infatti anche quando porta milioni di persone in condizioni anche molto difficili queste, a causa della loro condizione psicologia, condizione che ha molte analogie con quella descritta per la sindrome di Stoccolma, resta anche per periodi lunghissimi in uno stato di sudditanza volontaria ( infatti continua a sostenere i propri aguzzini ), instaurando con questi una sorta di alleanza, che spesso si confonde con la falsa speranza, e alimentata dal processo delle promesse dando vita ad una vera e propria patologia, fa la fortuna dei politici; infatti anche se per lunghi periodi queste condizioni di difficoltà persistono, le speranze restano tali e le promesse non vengono mai rispettate, le vittime non riescono comunque a liberarsi dalla propria dipendenza psicologica.

A prima vista questa potrebbe sembrare solo una debolezza, qualcosa di negativo – e rispetto a condizioni come quelle delle crisi è certamente così perché impedisce, anche per periodi inutilmente lunghi, le possibilità di liberazione e di riscatto -, ma se pensiamo a questa tendenza delle collettività come a qualcosa di umanamente “naturale”, come ad una condizione che non riguarda mai pochi e singoli individui, ma intere comunità, le quali sono portate in modo abbastanza naturale ad adeguarsi alle condizioni che incontrano, questo significa che anche in caso di condizioni più favorevoli molti, la stragrande maggioranza tenderà ad esprima la stessa tendenza e ad adeguarsi alla massa.

Se questo è vero, ed è vero, questa considerazione ci fa pensare che probabilmente per consentire all'uomo una condizione di vita più “accettabile” e sufficiente non è necessaria una crescita individuale di massa, ma sarebbe sufficiente una classe dirigente in grado di garantire un contesto sociale con meno diseguaglianze. Il raggiungimento di questo sarebbe sufficiente a molti, alla stragrande maggioranza, per accettare un sistema esistenziale non necessariamente votato al massimo benessere, ma la stragrande maggioranza, proprio grazie a questa tendenza, saprebbe accontentarsi, e saprebbe trarre utilità esistenziali, anche da una molo più modesta condizione di sufficiente vivibilità. Naturalmente in questa servirebbe conservare un sistema di speranze, ma se anche queste non si realizzassero mai nessuno ne soffrirebbe; salvo naturalmente i soliti pochi geni, quegli individui in grado di provocare quello che normalmente vengono definiti i portatori di “progresso”. Questi ci saranno sempre e saranno la fortuna anche delle vittime della Sindrome di Stoccolma.

Il concetto di massimo benessere per tutti, di massima “felicità” e ricchezza, tanto in voga oggi, letto in quest’ottica, diventa così addirittura qualcosa di innaturale. L’Illumanesimo non tende quindi a raggiungere una società del massimo benessere, ma una di medio ma diffuso sistema di eguaglianze rispettose delle singole individualità. All'uomo basta e avanza.

bottom of page