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Uno sguardo, illumanista, sull'applauso

Prendo spunto da una constatazione personale per una piccola riflessione. Ultimamente mi è capitato di osservare con un po’ di attenzione gli ospiti delle varie trasmissioni televisione dove si espongono le diverse tesi e posizioni politiche ( mi limito a queste perché la politica dovrebbe essere lo strumento principe per la gestione della società ) e, come normale e giusto, vi noto la presenza di molti giovani.

Quello che mi ha colpito è la loro “ predisposizione ” all'applauso (naturalmente al netto del dovere teleguidato di applaudire, dovere tipico del pubblico televisivo ), e anche questo è abbastanza normale, ma quello che trovo poco “normale” è la propensione a farlo indipendentemente da cosa abbia detto l'oratore di turno. Infatti ho notato che troppo spesso l’applauso scatta indipendentemente dalla posizione ideologica o argomentativa sostenuta dalla persona che sta palando, e sembra scattare anche se questo sostiene tesi che sono l’esatto contrario di quanto avevano applaudito un attimo prima. A quel punto mi sorge il dubbio: O molti di loro non hanno compreso pienamente quanto viene detto, oppure l’hanno compreso ma non posseggono le qualità necessarie per una personale presa di posizione.

Sia che si tratti di incomprensione che di una difficoltà a gestire le personali posizioni, questo tipo di atteggiamento non è positivo rispetto al rischio di apatia individuale, ma soprattutto non lo è rispetto alla necessita, che io ritengo importantissima, di imparare a distinguere e gestire le cose che riteniamo positive da quelle che riteniamo negative; specialmente se queste riguardano il proprio futuro. In merito alle cose che riguardano il proprio domani i giovani dovrebbero, al netto naturalmente degli idealismi, imparare quanto prima possibile a prendere posizioni personali chiare ed evidenti rispetto a chiunque si trovino di fronte.

In ogni occasione, pur se investiti da una valanga di informazioni , dovrebbero essere sempre in grado di mettere in campo la capacità di comprensione dei problemi, e sarebbe importante che imparassero a far “ scattare “ il giusto atteggiamento critico in ogni contesto, in particolare se si tratta di un contesto pubblico e con una cosi forte potenza e capacità di diventare modello qual è l’ambito televisivo.

Nessuno di loro, domani, quando quel modello sarà diventato la loro gabbia e quella di molti altri come loro, potrà ripararsi dietro il classico “non lo sapevo” ( questo poteva essere accettato da generazioni del passato ), perché il sistema mediatico del nostro tempo, per quanto politicamente condizionato e condizionante, offrirebbe una larga possibilità di conoscere, di informarsi e di formarsi una personale convinzione e concezione del modello sociale nel quale voler vivere, e se non avranno avuto un ruolo e una chiara posizione nel processo di formazione sociale, se non iniziano da subito ad acquisire una personale capacità di discernimento tra chi fa affermazioni condivisibili con il propri pensiero e chi ne fa di contrarie, rischiano di ritrovarsi a vivere in una società che non potranno nemmeno contestare.

La storia umana è fatta, naturalmente, di molti, troppi di questi atteggiamenti e di queste conseguente, atteggiamenti che per il passato potevano essere anche comprensibili, ma oggi la condizione e le possibilità di formarsi una capacità critica sono molto diverse, e un futuro in chiave illumanista dovrà favorire con forza il non ripetersi di questo tipo di errori. Il materiale umano perché questo diventi realtà esiste, e forse serve solo che riesca a prendere consapevolezza di se stesso.

Il modello formativo non è certo di aiuto, ma ciò che cova dentro molti giovani avrà sicuramente la forza per un riscatto da una condizione oggettivamente molto difficile ma non irrecuperabile.

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