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Chi fa la guerra all’ateo

La ricerca di cui al Link su Repubblica.it in fondo al post ci ricorda quanto andiamo sostenendo da tempo in questa pagina: E’ in atto una spinta al cambiamento, e come ogni cambiamento ha le sue vittime. L’Illumanesimo nasce proprio dall’idea che nel mondo sia in atto una spinta al cambiamento, e che questa sia, per motivi anche molto diversi tra loro, causa di una reazione.

La ricerca ci ricorda, e ci conferma, quanto sia forte la reazione dei conservatori, specialmente di quelli di stampo religioso, nei confronti della libertà di pensiero, ma anche del cambiamento. Ci dice che vittime di questo sono anche gli atei, ma non ci dice che sia legittimo ritenere possibile anche l’inizio di una forma di “guerra” alle forme di ateismo integralista di stampo occidentale.

Le società occidentali hanno ormai raggiunto un livello di ateismo che in molti ambiti sfiora un livello quasi integralista, livello che l’uomo difficilmente potrebbe sopportare a lungo, e la necessità di cambiare anche quest’aspetto porta a farne, inconsciamente, un bersaglio da iniziare a combattere, almeno la dove questo va a incidere con le necessità interiori degli individui.

Come tutte le cose umane anche l’ateismo ha infatti aspetti altamente positivi, ma questi resteranno tali solo se riusciranno a restare confinati all’interno di un equilibrato ragionamento di tipo logico, un ragionamento che sappia però lasciare almeno una forma di libertà individuale, accettata e condivisa, che consenta di poter far ricorso anche a forme ed espressioni tipicamente umane come sono quelle astratte, espressioni che non sono codificabili oggettivamente ma che restano una realtà ontologica ineludibile.

L’ateismo del nostro tempo, come ogni altra forma culturale, tende invece ad assumere a sua volta aspetti negativi di tipo estremista, e lo fa quando inizia a manifestare pretese tendenti a reprimere, iniziando con l’emarginazione prima, e con il tentativo di “ridicolizzazione” poi, quelle tendenze umane, imprescindibili, come le necessità a far ricorso ad aspetti astratti della propria mente. Un atteggiamento di tipo “repressivo” che l’uomo può sopportare solo per un breve periodo storico, ma che diventa a sua volta un bersaglio quanto cerca di arrogarsi anche un diritto culturale di massa; cosa che non riuscirà mai a completare perché l’uomo è anche un’altra cosa.

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