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Perché l'Illumanesimo

Si può parlare di Illumanesimo senza parlare di ciò che dovrebbe andare a rendere realtà un movimento di questo tipo? Io credo di no. Credo che parlare di Illuminismo senza parlare dei suoi componenti sarebbe come pretendere di parlare di Illuminismo senza parlare di scienza, di razionalità ecc. Per questo la strada da seguire per ipotizzare questo futuro, che non necessariamente manterrà questa denominazione e potrà anche essere definito in altro modo, ma mantenendo lo spirito di fondo che si prefigge questo manifesto ( anche se a qualcuno potrà apparire un’utopia), se riusciamo a non legarlo a specifici intenti di parte, come troppo spesso accade per i movimenti settoriali, sono convinto della sua utilità come traccia per tutti i riferimenti culturali, scientifici, politici economici, sociali di un ipotetico futuro. Dico ipotetico perché le vicende umane soffrono, a volte, di imprevisti assolutamente indipendenti sia delle migliori intenzioni che dalle più accurate previsioni e programmazioni; siamo in un mare che non possiamo governare e questo non dovremmo mai dimenticarcelo. Tornado a chi rappresenta il prototipo o, forse, visti i tempi sarebbe meglio dire l’embrione che inizia a rappresentarlo e, in qualche modo ad attuarlo, potremmo sintetizzare il tutto dicendo che sono tutti coloro che operano in positivo per l’individuo, per l’individualità ( non individualismo) e per la crescita di una forte consapevolezza di tutti rispetto ad essa. Questo vale per tutti, anche per quelli, o meglio sarebbe dire soprattutto per quelli che operano all’interno di organizzazioni le quali, di solito, vengono create sulla spinta di nobili fini e col tempo, spesso abbastanza breve, finisco col proteggere prima di tutto se stesse. Non è che questo sia un male in assoluto, perché la società umana ha bisogno di funzionare e per farlo si deve organizzare, ma lo diventa quando gli interessi del gruppo scalzano quelli dell’individuo; sia questo un suo membro o meno. La politica avrebbe questo intento ma ogni buono proposito si frantuma inevitabilmente contro lo scoglio della propria conservazione. L’economia si muove in funzione di un ipotetico, e sbandierato, benessere e poi frantuma se stessa in funzione di un’errata necessità organizzativa che prevede prima di tutto non la sua semplice conservazione ma la sua crescita anche a discapito di chi dovrebbe beneficiarne, la cultura stessa, ideale fine di crescita individuale per antonomasia, rischia di ritorcersi contro chi non riesce a seguirla relegandolo al ruolo di emarginato culturale e, per naturale riflesso a quello di emarginato sociale. Potrei continuare ma non credo serva. Ci sono già oggi edificanti esempi di uomini e organizzazioni, tipo quelle umanitarie, anche di origine politica, quelle ecologiste, quelle scientifiche nel ramo delle neuroscienze, quelle culturali che operano nel campo della formazione e crescita individuale slegata da modelli di riferimento ormai obsoleti come la scuola tradizionale ( un esempio sono le scuole Montessoriane e altre dello stesso tipo), che finalizzano il loro lavoro sia alla formazione utile a conoscere ciò che del mondo già si conosce ma che sono anche impegnate nella crescita culturale del valore dell’individualità in funzione di un suo rafforzamento. Ci sono poi i movimenti spiritualisti che si distaccano dalla concezione classica dell’indagine sull’anima e le sue manifestazioni nell’uomo e organizzano la propria ricerca sulla falsariga del modello scientifico ma allargandolo a prospettive che la scienza classica, chiusa nei suoi rigidi modelli, non può permettersi di abbracciare. Tutta una serie movimenti, quindi, che si muovo, magari ancora caoticamente, nella direzione di portare nell’uomo e nella sua cultura l’idea di un diverso approccio alla vita e al suo senso ( che e deve restare sempre individuale).

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